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Editoriale
Rita Di Iorio
A nome della redazione voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto la rivista, visitato il sito e testimoniato il loro interesse per gli argomenti proposti inviando alcuni contributi, che abbiamo inserito in questo numero. Molti hanno espresso delle preferenze rispetto agli argomenti da trattare e alcuni colleghi e associazioni di volontariato hanno inviato dei contributi. Il sito è stato visitato da circa 1000 persone; ha raggiunto tutti i Comuni d’Italia grazie all’Università di Tor Vergata; ha coinvolto quasi tutte le associazioni di volontariato del Lazio grazie alla collaborazione dei coordinamenti regionali del volontariato di protezione civile; l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia l’ha inviata a tutti i suoi cinquecento iscritti; è stata diffusa tra gli psicologi che si occupano di emergenza, le ONG, gli addetti alla sicurezza. Inoltre, la rivista è stata pubblicata anche su altri siti, tra cui quello del Comune di Roma, (http://www.protezionecivilecomuneroma.it).
Il filo conduttore dei diversi argomenti di questo secondo numero è la prevenzione, con particolare riferimento al tema della sensibilizzazione alla gestione dei rischi della popolazione. Abbiamo preso spunto da un confronto fra 14 città metropolitane che si è realizzato a Roma nel mese di maggio. Il tema della prevenzione si declina in questo numero attraverso una serie di articoli che affrontano l’educazione al rischio stradale e la sicurezza nel proprio quartiere con i ragazzi nei contesti scolastici, l’addestramento dei bambini alla gestione della paura in caso di emergenza. Il tema della formazione prosegue il discorso avviato nel precedente numero sull’autoprotezione degli operatori del soccorso dal trauma conseguente all’intervento in situazioni particolarmente critiche. Nel campo della sicurezza del lavoro questo numero affronta i temi della tutela della salute e della sicurezza dei macchinari agricoli. Infine, inauguriamo una nuova rubrica dedicata alla conoscenza del territorio. Ci sembra questo un altro importante tassello della cultura della prevenzione del rischio. Gli abitanti di una determinata porzione di territorio dovrebbero essere puntualmente informati sui rischi in esso presenti, per poter prepararsi adeguatmente, sia in termini operativi che psicologici, alle specifiche emergenze che possono coinvolgerli. In questo numero potete trovare un interessante articolo che presenta, da un punto di vista geologico, le caratteristiche del territorio dei Colli Albani ( i castelli romani).
Abbiamo voluto dedicare uno spazio di questo numero a quelle situazioni in cui l'emergenza riguarda un evento che condiziona fortemente la vita di una intera comunità, anche per l’amplificazione dei mass-media. Eventi che possono essere di natura ambientale e colpire la comunità intera , o eventi di natura più ristretta, come quello di Cogne o di Rignano Flaminio, che colpendo una famiglia o un piccolo gruppo crea una reazione traumatica sull’intera comunità. Pensiamo che specialmente gli psicologi dell’emergenza, che sono preparati ad interventi di recupero delle comunità dopo esperienze traumatiche, possano inviare le loro riflessioni per confrontarsi con i tecnici di altre discipline e con i lettori della rivista, interessati a mandarci i loro contributi.
Gli esperti in psicologia dell’emergenza, pensiamo possano essere molto interessati a tale tematica in quanto, nella maggior parte non considerano più la popolazione traumatizzata come vittima di manifestazioni patogeniche o patologiche e bisognosa, quindi, di soli interventi di tipo terapeutico ma pensano che, al di là di situazioni evidentemente patologiche, la comunità possiede al suo interno le risorse per superare il momento critico. Cosicchè il supporto più efficace che può essere loro fornito è di natura prevalentemente psicologica e psico-sociale: interventi ‘indiretti’ che facciano leva sulla rete di supporto naturale della comunità, informazione/educazione, normalizzazione/contenimento delle risposte, consulenza nella comunicazione, facilitazione dei processi naturali di recupero, supporto etc..
Come dicevamo in apertura di questo editoriale ci piacerebbe aprire un confronto aperto e schietto su queste tematiche in modo da poter sviluppare nuovi percorsi, mettere a punto interventi psicologici efficaci, cioè capaci di elaborare il trauma collettivo e di ripristinare lo stato di benessere. Per i vostri commenti e le vostre riflessioni potete utilizzare sul sito della rivista il pulsante "contatti", che semplifica le nostre comunicazioni. Nel prossimo numero riporteremo i vostri commenti .
Al prossimo numero