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C.I.P. n. 16 - PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE
IL CONTRIBUTO DEL CENTRO ALFREDO RAMPI AL GRUPPO DI LAVORO "LA MOBILITÀ IN AREA URBANA" DELLA CONSULTA NAZIONALE SULLA SICUREZZA STRADALE
Daniele Biondo
Vicepresidente Centro Alfredo Rampi Onlus
Nel Piano Nazionale per la sicurezza stradale è opportuno ribadire le linee essenziali della politica della prevenzione. La nostra esperienza ci porta a segnalarne alcune:
Affermare il valore "sicurezza" e cioè considerare la sicurezza come l’indicatore privilegiato per osservare i fenomeni sociali, come il rilevatore della qualità della vita, come il parametro principale su cui verificare l’efficacia dell’impegno delle amministrazioni locali e nazionali, come l’unità di misura del benessere individuale e sociale.
Inserire l'educazione stradale all'interno di ogni normativa in materia di codice stradale. L'attivazione di una nuova sensibilità e consapevolezza dei rischi stradali rappresenta la base necessaria per dare senso ed efficacia ad ogni altro tipo di intervento preventivo.
Non "scaricare" il problema della prevenzione esclusivamente sull'istituzione scolastica, ma coinvolgere le altre agenzie educative e responsabilizzare tutte le Amministrazioni Statali ad ogni livello ( da quello centrale a quello periferico) e le Amministrazioni Locali.
Realizzare gli interventi in una logica di rete che coinvolga insieme agli organismi scolastici i Corpi Istituzionali (Polizia Municipale), i Presidi Sanitati (ASL) e gli Enti del Terzo Settore impegnati in quel territorio . Rendere il Comune " capo-fila" della rete e responsabile dell'attuazione del Piano di prevenzione del rischio stradale a livello locale.
Uniformare tutti gli interventi che devono essere attivati per la sicurezza dei bambini e dei ragazzi, mettere in rete i servizi pubblici e privati, e guidarli in modo coerente prevedendo la creazione di un unico centro di regia.
Creare un'Agenzia Nazionale per la prevenzione degli incidenti stradali che promuova studi, ricerche, attività formative monitoraggio, pubblicazioni di tutti gli interventi realizzati. Tale Agenzia dovrebbe riunire gli esperti del settore da reclutare in campo universitario e fra le Associazione del privato-sociale che hanno sperimentato valide metodologie di prevenzione.
Al fine di conquistare livelli di sicurezza più evoluti, occorre a nostro avviso :
coniugare i problemi tecnici, giuridici, burocratici e logistici della sicurezza alla dimensione umana e sociale, all’impegno in difesa dei più deboli, che sulla strada sono i pedoni e i ciclisti, all'educazione e alle politiche sociali del territorio;
progettare soluzioni che permettano di integrare gli spazi per favorire l’incontro tra le generazioni;in modo da favorire la rappresentazione del territorio ed il controllo sociale;
attuare interventi capaci di tutelare il diritto alla mobilità pedonale e ciclabile, al gioco, all’incontro negli spazi aperti ( isole pedonali, quartieri a velocità limitata, piste ciclabili ecc.),
organizzare un fitto piano di prevenzione utilizzando le attività sperimentate e verificate nella loro efficacia e che sono facilmente trasferibili in tutto il territorio nazionale, utilizzando progetti corredati di programmi, test di verifica, schede ricerca, materiale didattico e divulgativo.
programmare progetti che prevedano " l'educazione al rischio "poiché il bambino/ ragazzo / giovane non va solo "protetto" ma va educato al rischio. "Farsi male" è un'esperienza importante per il bambino perché gli da il senso del limite, così come affrontare dei rischi limitati è un'esperienza che autonomizza e responsabilizza l'adolescente;
utilizzare un modello d’intervento globale capace di concentrare in una singola porzione di territorio una serie di interventi che nel tempo possono ridurre le condizioni di rischio. Interventi di diverso tipo: scientifici, sociali, culturali, educativi, amministrativi, tecnici, politici. Interventi che coniugano la ricerca epidemiologica con l'intervento educativo , la raccolta dei dati nell'intervento educativo con l'intervento strutturale e infrastrutturale delle amministrazioni pubbliche Un modello d'intervento che coniughi le esperienze fatte da tutti gli enti che lavorano per la sicurezza con tale ottica integrata;
utilizzare strategie didattiche coerenti con le finalità generali del progetto di educazione stradale;
utilizzare una metodologia pluralista che tenga conto del punto di vista dei diversi utenti della strada ( il punto di vista dell'anziano ,dell'handicappato, della mamma con passeggino , della casalinga con il carrello della spesa, del bambino, del ciclista) superando l'attuale situazione in cui prevale esclusivamente il punto di vista dell'automobilista: Ciò comporta la produzione di codici semantici (segni/segnali) che hanno come obiettivo prioritario quello di abbattere il più possibile le barriere comunicative;
utilizzare con i bambini una metodologia attraverso la quale possano maneggiare la complessa situazione stradale attraverso la creatività, la curiosità, l'esplorazione,la manipolazione dell'ambiente, l'informazione della meccanica dei fenomeni e degli avvenimenti in modo da costruire una relativa autonomia dal contesto normativo;
utilizzare con i ragazzi una metodologia che li renda agenti attivi della prevenzione del rischio stradale del loro territorio, promotori della mobilità autonoma nel loro contesto di vita (giardino, scuola, campi sportivi, luoghi di ritrovo, ecc.), agenti attivi della progettazione del proprio ambiente in funzione dei loro bisogni attraverso l'osservazione, la sperimentazione, l'esplorazione e la costituzione di mappe di riferimento interno e la costituzione di luoghi d'incontro per la socializzazione. La mitigazione ed il controllo del rischio stradale possono allora rappresentare un vertice privilegiato per ricostruire la relazione educativa fra la strada ed il pedone, fra l'ambiente e gli uomini, in particolare le giovani generazioni;
indicare come obbligatoria e prioritaria la formazione di tutto il personale che si occuperà della sicurezza stradale perché lo stato attuale di vaga sensibilizzazione di tali operatori ha portato ad interventi frammentari e controproducenti, privi di un orientamento scientifico;
per la formazione dei formatori, che a loro volta formeranno gli operatori che direttamente si occuperanno della prevenzione, educazione, formazione alla sicurezza stradale , occorre fare riferimento a professionisti che hanno esperienza pluriennale, che fanno parte di Enti e Associazioni del privato-sociale che hanno una riconosciuta esperienza nel settore formazione, ricerca, interventi diretto sul campo, pubblicazioni ed altre credenziali.