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C.I.P. n. 22 - TERRITORIO
GIUSEPPE MERCALLI, IL PADRE DELL’OMONIMA SCALA, A CENTO ANNI DALLA SUA MORTE
Intervista al sismologo storico Andrea Tertulliani, studioso dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
Sonia Topazio
Capo ufficio stampa - ufficio di Presidenza INGV
Nella notte tra il 18 e il 19 marzo del 1914 (100 anni fa) moriva Giuseppe Mercalli, il cui nome è legato, nel comune sentire, alla scala omonima, usata per determinare gli effetti di un sisma.
Nonostante questo, all’infuori degli addetti ai lavori, geologi, sismologi, ben pochi oggi conoscono realmente chi fu Giuseppe Mercalli.
Ma chi era e come ha influito nello sviluppo delle scienze della terra?
Lo chiediamo al sismologo storico Andrea Tertulliani dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Quale iter di vita professionale portò l'abate Mercalli a diventare un esperto in geologia?
Mercalli fu un sacerdote, consacrato nel 1871, il giorno di Natale. La sua grande passione erano però le scienze naturali, la geologia in particolare. Lui studiò con Stoppani, un altro eminente geologo del tempo, e prete anch’egli, fino a diplomarsi al politecnico di Milano in scienze naturali.
Poi cominciò ad insegnare. Una curiosità: tra gli allievi, e poi collaboratori ed amici di Mercalli, vi fu il futuro Papa Pio XI, Achille Ratti. Essendo libero da incombenze pastorali, potè dedicarsi all’insegnamento e allo studio. Insegnò prima in diversi licei, poi ebbe una cattedra all’università di Catania, e infine approdò a Napoli, vicino al grande oggetto della sua passione, quasi un’ossessione: il Vesuvio. C’è da dire, e questo sembra quasi una costante nell’ambito della ricerca in Italia, che per lunghi anni Mercalli fu di fatto un precario. Sebbene i suoi meriti scientifici fossero veramente eminenti era vissuto fino ad allora dell’insegnamento secondario, senza i mezzi che gli permettessero di intensificare e completare la sua attività di scienziato, e di volta in volta fu costretto a chiedere prima al Museo Civico di Scienze Naturali di Milano, poi all’Istituto di Geologia dell’Università di Napoli, ospitalità per compiere le sue ricerche. Nel 1911 finalmente divenne Direttore del prestigioso Osservatorio Vesuviano a Napoli, il più antico osservatorio vulcanologico del mondo, che peraltro versava in cattive acque.
Se dovesse stilare un elenco, un resoconto della sua attività scientifica, quali sono le pagine, grazie a lui indelebili, nella sismologia e nella vulcanologia?
Qual è il libro più importante dello studioso?
E’ difficile fare una classifica nella grande produzione scientifica di Mercalli, di fatto Mercalli è stato, per la sismologia e vulcanologia, un grande innovatore, forse il più grande. Dobbiamo pensare che l’opera di Mercalli si colloca tra la fine dell’800 e la prima guerra mondiale, che è il periodo di maggior fermento per la scienza dei terremoti. Tra le opere potremmo citare "Vulcani e fenomeni vulcanici d’Italia" del 1883, nel quale per primo propone uno studio sistematico, classificando i fenomeni vulcanici e sismici di area italiana. La sua idea principale era infatti che le manifestazioni endogene, cioè interne, della Terra, fossero gli effetti di un unico meccanismo, legato al calore sotterraneo. Questo lavoro fu affidato a Mercalli dall’editore Vallardi di Milano nell’ambito di una colossale opera in più volumi sulla Geologia dell’Italia.
Si può dire che la teoria dell'esistenza degli ipocentri è sua?
L’idea che il terremoto si originasse e si propagasse da un ben preciso luogo all’interno della Terra era già diffusa da decenni. Lui mise in luce, proprio in virtù dei suoi studi sui terremoti del passato, l’esistenza di quelli che chiamò "distretti sismici", cioè zone dove i terremoti si ripetono nel tempo e con caratteristiche simili, concezione non diversa da quella attuale. Mercalli studiò direttamente tutti i terremoti forti avvenuti nella sua epoca, descrivendoli in modo mirabile (Casamicciola, 1883; Liguria 1887; Calabria 1905 e Messina 1908), tanto per citare i più importanti.
La sua opera fu ripresa in modo sistematico da Mario Baratta, altro grande della sismologia, che ne riconobbe i meriti proprio nel necrologio che fece di Mercalli.
Il Mercalli introdusse poi una nuova classificazione per le eruzioni vulcaniche. Di cosa si tratta?
Riformò la nomenclatura usata per classificare le varie eruzioni vulcaniche basandosi sui caratteri principali delle singole fasi eruttive, e non solo su una gerarchia di intensità come fino ad allora era stato fatto.
Quali strumenti avevano a disposizione i sismologi di allora? E questa situazione era delimitata solo all'Italia?
Per quanto riguarda la strumentazione già dalla metà dell’800 gli strumenti sismologici erano in gran parte di progettazione italiana. Erano strumenti meccanici basati in generale sul principio del pendolo orizzontale e con un meccanismo ad orologeria per la registrazione dei movimenti del terreno. Altre scuole importanti all’epoca erano quella giapponese, quella inglese e anche quella tedesca. Mercalli diversamente da molti suoi colleghi non fu un progettatore e costruttore di sismografi.
Chi erano i maggiori sismologi di quel tempo, e adottavano metodi diversi per lo studio della geologia?
La scuola italiana era all’avanguardia nel mondo, e il contributo degli studiosi italiani alle scienze della terra fu enorme, in particolare per quanto riguarda la sismologia e la vulcanologia. Oltre a Mercalli possiamo citare De Rossi, Baratta, Cancani, ma lista sarebbe lunga. Sempre in quel periodo possiamo citare tra gli stranieri Milne e Davison, inglesi, il giapponese Omori, che venne a studiare il terremoto di Messina. Erano tempi pioneristici, se così possiamo dire, per la sismologia, ma di grande sviluppo e fecondità scientifica. La diffusione degli strumenti di registrazione stava aprendo degli orizzonti che fino ad allora era confinati ad una scienza prevalentemente osservativa, basata sull’osservazione degli effetti macroscopici dei terremoti.
Per questo erano nate le scale "macrosismiche" che aiutavano gli studiosi a classificare gli eventi sismici sulla base della loro "distruttività", a farne una sorta di "epidemiologia" per poter confrontare terremoti diversi in base ad una stessa scala di valutazione.
A 100 anni dalla sua scomparsa come si è evoluta la storia per la misurazione di un terremoto?
Noi utilizziamo ancora oggi le scale macrosismiche. La scala mercalli, che nel tempo ha subito diversi aggiornamenti, anche da parte dello stesso Mercalli, variando il numero dei gradi, ad. esempio. Ma le scale macrosismiche cosiddette sono ancora uno strumento indispensabile per poter mettere sullo stesso piano terremoti antichi e moderni. Ovviamente per i terremoti attuali abbiamo poi le misurazioni che derivano dalla moderna strumentazione.
Nel 1911 Mercalli vince il concorso per la direzione dell'Osservatorio Vesuviano. Può
riassumerci la vicenda? Quali scienziati occupavano quella prestigiosa poltrona prima di lui?
Il Mercalli era già a Napoli dal 1898 ed era ormai una personalità spiccata nella comunità
vulcanologica e sismologica italiana. Nel 1903 ci fu il Concorso per occupare la posizione
di Direttore dell’ Osservatorio Vesuviano, ma vinse Matteucci, con il quale Mercalli aveva
polemizzato per motivi scientifici, riguardo ad una eruzione del Vesuvio nel 1895. I suoi amici ipotizzarono anche che la sua fosse una sconfitta politica dovuta al fatto di punire un prete con simpatie rosminiane, e quindi non gradito alle alte sfere ecclesiastiche. Alla morte, prematura, di Matteucci Mercalli si ripresentò e vinse, ma era già il 1911, ereditando peraltro un Osservatorio in penose condizioni. Prima di lui era stato direttore dell’OV, oltre al citato Matteucci, Luigi Palmieri fisico e inventore di strumenti sismografici; non a caso è considerato uno dei padri della moderna sismometria.
Non si sa molto del carattere di Mercalli, ha potuto apprendere, attraverso vecchi carteggi, qualcosa in più rispetto alla mitezza e alla genialità?
Era un uomo solitario, dormiva poco e studiava moltissimo. Già da ragazzo era infaticabile al punto che il padre si lamentava col maestro per l’eccessivo studio.
Quando si trasferì a Napoli nel 1892 riuscì nel suo sogno di seguire la vita del Vesuvio giorno per giorno, diventandone "assiduo e geniale osservatore". Aveva scelto la sua stessa casa in modo di poter osservare il vulcano dalle finestre. Si dice che avesse una tale frequentazione del Vesuvio, che spesso vi si attardava sul cratere e restava a dormire sulle panchine della funicolare. Con gli stessi impiegati della funicolari disquisiva le osservazioni sullo stato del vulcano. A Napoli godeva di grande popolarità, tuttavia restava una persona schiva e riservata.
Un’altra curiosità è che il Mercalli indossava la tonaca ovviamente, e se la fece accorciare per evitare che si bruciasse durante le sue passeggiate sui campi di lava del Vesuvio, che ricordiamo, all’epoca era attivo. Egli diceva Messa tutte le mattine nella chiesa di S. Agnello, prima di recarsi al lavoro.
Come si spense?
La sua fu una tragica fine: morì carbonizzato nell’incendio della sua camera, nel sonno,
probabilmente per la caduta accidentale del lume. Il fatto suscitò grande emozione, in primis perché Mercalli godeva di grande fama e popolarità, soprattutto a Napoli. E poi le circostanze della sua morte furono a dir poco curiose: uno che aveva familiarità con i fuochi "infernali" dei vulcani muore bruciato dentro casa. La cosa, per qualche giorno, come si legge di giornali, si circondò anche di un alone di mistero: e cioè che il Mercalli fosse stato vittima di un tentativo di furto, o addirittura di un delitto su commissione. Poi le indagini appurarono che si trattò di un incidente, e l’inchiesta fu chiusa. I giornali dell’epoca dettero enorme risalto a questa morte, e le sue esequie furono seguite da una folla imponente.