Reazioni del soccorritore negli interventi di soccorso - Conosco Imparo Prevengo

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Reazioni del soccorritore negli interventi di soccorso

Archivio > Dicembre 2007 > Psicologia delle emergenze

C.I.P. n. 3 - PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE

REAZIONI DEL SOCCORRITORE NEGLI INTERVENTI DI SOCCORSO
LO STRESS DOVUTO AL RECUPERO DELLE SALME DELLE VITTIME
Gabriella Mosca
(Psicologa di PSIC-AR, esperta in psicologia dell’emergenza e giuridica)

La psicologia dell'emergenza si occupa di creare modelli efficaci d’intervento in situazioni d'emergenza quali: calamità naturali, atti terroristici, incidenti provocati dall'uomo, calamità sociali come guerre ed epidemie;
ma si rivolge anche ai soccorritori, ovvero alle persone che intervengono per prime e che, assieme ai sopravvissuti, sperimentano, spesso, sentimenti di impotenza, angoscia, ansia, disperazione. I fattori di rischio insiti nell’emergenza interessano quindi diversi soggetti come le vittime primarie (colpite direttamente da un evento) le vittime secondarie (che denunciano effetti indiretti come il lutto) gli operatori dell’emergenza (soccorritori, personale sanitario). Negli ultimi anni si sta assistendo ad un aumento di interesse verso le reazioni dei soccorritori che intervengono in eventi particolarmente traumatici. Solitamente l'operatore in emergenza sviluppa una soglia di tolleranza abbastanza elevata nei confronti di situazioni che, occasionalmente o cronicamente, possono mettere a rischio il suo equilibrio psicologico.
Gli scenari in cui soccorritori si trovano coinvolti li mettono di fronte a problemi acuti di particolare mole e gravità, col risultato in qualche caso di procurare stress e patologie psicologiche di media o seria entità. La realtà che un soccorritore deve affrontare, infatti, è spesso molto difficile dal punto di vista emotivo. Un esempio è rappresentato dal recupero di salme di vittime nelle grandi emergenze, la cui vista è particolarmente difficile specialmente quando tra queste possono esserci donne e bambini. In alcune situazioni, i corpi delle vittime sono mutilati, bruciati, in stato di decomposizione, ed emanare cattivo odore, tutto ciò potrebbe indurre una sensazione di disgusto nel soccorritore costretto a toccare e/o rimuovere le salme. Questi interventi hanno un forte impatto emozionale sull’operatore, che può provare tristezza, rimpianto, repulsione, disgusto, collera e senso d’inutilità per non essere riuscito a salvare quelle persone, frustrazione per la sensazione di aver fallito la missione, ansia per il timore che avrebbe potuto trovarsi al posto delle vittime. Spesso la manifestazione di queste emozioni è vissuta come poco professionale, il soccorritore si trova, infatti, in una condizione paradossale che è quella di dover "funzionare in modo sano" in una condizione in cui a tutti gli altri è concesso di "funzionare in modo anomalo" (Di Iorio).  Un operatore  assegnato alle squadre per il recupero delle salme, si trova spesso ad affrontare le reazioni dei sopravvissuti e dei familiari delle vittime che manifestano rabbia, shock, dolore straziante che sicuramente riducono la capacità di controllo delle proprie emozioni.



Genocidio in Ruanda


E’ bene tener presente che essere sottoposti ad una situazione del genere non fa parte dell’esperienza umana, quindi non bisogna allarmarsi per aver provato sensazioni come tristezza, repulsione, collera, disgusto.
È utile per chi potrebbe trovarsi ad affrontare situazioni così estreme, informarsi sulle circostanze in cui è avvenuto il disastro, tener presente che con questo tipo d’intervento si garantisce la dignità di una sepoltura alla vittima, si garantisce di ridare un corpo su cui piangere al familiare del deceduto. Il soccorritore con il recupero delle salme garantisce un lavoro importante, il recupero dei cadaveri dopo una battaglia è un’azione che ricorre nella notte dei tempi come  descritto nei poemi epici.
In disastri  di guerra la raccolta e la sepoltura dei corpi garantiscono, inoltre, un ambiente più sicuro per i sopravvissuti, evitando il rischio di epidemie. Non a caso il soccorritore deve ridurre al minimo l’esposizione alla vista dei corpi, utilizzando coperture, sacchi che nascondono le salme; indossare guanti e maschere per toccare i corpi.


Dolore di un familiare


E’ importante che l’operatore riceva un’adeguata preparazione, oltre ad avere una forte motivazione e buone capacità di reazione. Ognuno reagisce in base alla propria storia personale e al proprio vissuto. Il soccorritore vive diverse categorie di reazioni:

  • reazioni psicosociali come l’alienazione, ritiro sociale, aumento di stress nelle relazioni interpersonali;

  • reazioni emotive come l’incredulità, il terrore, il disinteresse nelle attività, il senso di impotenza, la colpa, il dolore, l’irritabilità, la regressione ad una fase evolutiva precedente;

  •  reazioni cognitive come la difficoltà di concentrazione, il calo dell’autostima, pensieri intrusivi, calo dell’autoefficacia.

I rischi e le difficoltà per il soccorritore sottoposto a stress possono essere sia fisiche che psichiche.
A questo proposito Mitchell ed Everly (1996) parlano di critical incident definendolo come "qualunque situazione affrontata dal personale d’emergenza sanitaria, capace di produrre uno stress emotivo insolitamente elevato in grado di interferire sulle abilità dell’operatore di fronte alla scena dell’evento e anche dopo".
È un rischio reale per le persone che sono spesso a contatto con incidenti, tragedie, morti,feriti e può causare problemi familiari, perdita di lavoro oltre ad un'elevata sofferenza individuale.
Tra i disturbi in cui possono incorrere gli operatori d’emergenza, c’è il PTSD (Post Traumatic Stress Disorder).
Solo nel 1980 il PTSD è stato formulato nel Manuale Diagnostico e Statistico di Disturbi Mentali (DSM-III). Nel DSM-IV la diagnosi di PTSD si pone, quando una persona, esposta ad eventi traumatici, sviluppa sintomi duraturi intrusivi, d’evitamento e d’iperattivazione.
I criteri di diagnosi sono:
- la persona ha vissuto, assistito, o si è confrontata con un evento che ha implicato morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni o una minaccia all’integrità fisica propria o di altri;
- la risposta della persona comprendeva paura intensa, sentimenti d’impotenza, o d’orrore.
Il soggetto rivive persistentemente l’evento in uno, o più, dei seguenti modi:

  • ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell’evento che comprendono immagini, pensieri, o percezioni. Nei bambini piccoli si possono manifestare giochi ripetitivi in cui sono espressi temi o aspetti riguardanti il trauma;

  • sogni spiacevoli ricorrenti dell’evento. Nei bambini possono essere presenti sogni spaventosi senza un contenuto orribile;

  • agire o sentire come se l’evento traumatico si stesse ripresentando (sensazioni di rivivere l’esperienza, illusioni, allucinazioni, episodi dissociativi di flashback). Nei bambini piccoli possono manifestarsi rappresentazioni ripetitive specifiche del trauma;

  • disagio psicologico intenso per l’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico;

  • reattività fisiologica o esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico.


I PTDS possono causare un evitamento persistente agli stimoli associati con il trauma e vi è un'attenuazione della reattività generale:

  • sforzi per evitare pensieri, sensazioni, o conversazioni associate al trauma;

  • sforzi per evitare attività, luoghi o persone che evocano ricordi del trauma;

  • incapacità di ricordare qualche aspetto importante del trauma;

  • riduzione marcata dell’interesse o della partecipazione ad attività significative;

  • sentimenti di distacco o d’estraneità verso gli altri;

  • affettività ridotta (es. incapacità di provare sentimenti d’amore, affetto…);

  • sentimenti di diminuzione delle prospettive future (es. aspettarsi di non poter avere una carriera, un matrimonio o dei figli o una normale durata della vita).

Il disturbo per essere diagnosticato PTDS deve permanere oltre un mese e provocare un disagio clinicamente significativo, una menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o d’altre aree importanti.
E’ importante sottolineare che non tutte le persone che vivono un’esperienza di trauma incorrono nel PTSD.






 
 
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