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C.I.P. n. 11 - PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE
INCIDENTE FERROVIARIO SULLA LINEA ROMA-VITERBO
I volontari di Psic-AR (Psicologi delle emergenze Alfredo Rampi) intervengono a sostegno dei feriti
Maria Biondo
Psicologa clinica e di comunità, Socio PSIC-AR (Psicologi dell’emergenza Alfredo Rampi)
A molte persone, nel corso della vita, capita prima o poi di subire un trauma, fra gli esempi più comuni di questi traumi ci sono gli incidenti automobilistici/ferroviari o sul lavoro, i terremoti, la guerra, il lutto, le violenze fisiche e sessuali.
Nella maggior parte dei casi, questa esperienza viene sostanzialmente superata in modo graduale, ma quando la violenza incontrollabile della natura o, ancora peggio quella degli uomini, si abbatte sulle persone, ci si trova molto spesso impreparati ad affrontare l’insieme dei disturbi post-traumatici originati da questi disastri.
Questo genere di traumi provocano la distruzione fisica, la perdita di proprietà personali, molto spesso lesioni gravi e/o la morte di persone care.
Si tratta dei traumi psicologici delle persone coinvolte, che entrano in uno stato di profonda distruzione e di sconvolgimento emotivo.
Il giorno 20 Aprile verso 7.00 nei pressi della Stazione La Celsa sulla linea ferroviaria Roma-Viterbo è avvenuto un incidente tra due treni.
Stazione ferroviaria La Celsa, Roma-Viterbo
Sul posto sono intervenute cinque squadre dei Vigili del Fuoco, le forze dell’ordine e i volontari di Protezione civile.
In relazione all'accaduto gli Ospedali hanno attivato il piano per la gestione delle maxi emergenze, il Peimaf (Piano di Emergenza Interno per Massiccio Afflusso di Feriti), che in caso di necessità permette il trattamento contemporaneo fino a dieci codici rossi e il supporto psicologico di ricoverati e familiari.
E’ stato richiesto, anche, il supporto dell’associazione Psic-AR (Psicologi dell’emergenza Alfredo Rampi) alle vittime.
Fortunatamente la situazione è risultata essere subito sotto controllo.
La bassa velocità dei convogli ha evitato una strage.
Nell’orario in cui è avvenuto l’incidente un considerevole afflusso di pendolari si reca ogni mattina a lavoro nei pressi della Capitale.
Immagini del tamponamento
I feriti, non gravi fortunatamente, sono stati in tutto 70 che hanno ricevuto assistenza medica sul posto e successivamente sono stati suddivisi tra gli ospedali "Villa San Pietro", "Sant’Andrea" e Policlinico "Gemelli".
Verso le 8.30 sono stata contattata dalla collega Mosca, la quale mi ha subito informata dell’incidente ferroviario e del pre-allerta per i volontari psicologi dell’emergenza dell’associazione Psic-Ar di cui faccio parte.
Alle 10 è stata confermata la mia attivazione e mi sono recata all’Ospedale Sant’Andrea. Appena arrivata mi sono recata al Pronto Soccorso dove si stava svolgendo il triage.
Dopo la presentazione all’equipe ho chiesto informazioni sull’accaduto, sul numero di feriti e se c’erano vittime che potevano aver bisogno di un sostegno psicologico.
All’Ospedale Sant’Andrea sono stati visitati 36 pazienti di cui 4 in codice giallo con trauma commotivo e 32 codici verdi con contusioni, escoriazioni e fratture facciali.
Al mio arrivo la situazione è parsa abbastanza tranquilla, la maggior parte dei codici verdi erano stati dimessi e coloro che erano rimasti, erano in buoni condizioni fisiche ma erano infastiditi e stanchi per l’attesa.
Solo la madre di una ragazzina coinvolta era particolarmente agitata perché non riusciva ad avere informazioni sufficienti sulle condizioni di salute della figlia. Dopo averla tranquillizzata, anche grazie all’aiuto del medico che ha fornito spiegazioni sulla non gravità delle ferite riportate dalla ragazza, la signora ha aspettato in sala d’attesa in modo più sereno.
Alla notizia che la figlia aveva solo una forte contusione a una spalla ha tirato un sospiro di sollievo e sono tornate a casa scherzando sul giorno di scuola perso.
Parlando con gli altri feriti presenti ho constatato che le preoccupazioni maggiori non erano per ciò che era accaduto ma per il giorno di lavoro perso.
Infatti la maggior parte dei presenti erano lavoratori non messi in regola e di conseguenza senza un contratto che potesse tutelare loro in caso di malattia.
Spesso, presi da mille problemi e preoccupazioni, non si è in grado di capire i rischi che si corrono.
Si sottovalutano le situazioni di pericolo, si affrontano con leggerezza convinti della propria "immortalità".