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WORKSHOP "C’E’ UN’EMERGENZA...IO COSA FACCIO?"Il ruolo della Prefettura nella preparazione e gestione delle emergenze civili
Antonio Tedeschi
Viceprefetto presso la Prefettura di Roma
Antonio Tedeschi
Le attribuzioni alle Prefetture delle competenze di Protezione Civile partono da molto lontano e si sviluppano, si articolano, si precisano con sempre nuovi dettagli e procedure, che fanno tesoro delle proprie ed altrui esperienze per poterle poi applicare sul campo nel migliore dei modi al fine di prevenire disastri causati dall’uomo e evitare le conseguenze più gravi degli eventi naturali.
Diversi eventi – causati dalla natura o dalle imperizie degli uomini – negli ultimi cinquant’anni hanno prodotto sconvolgimenti e tragedie nella nostra nazione, e ognuno di essi è servito per sviluppare un efficiente sistema di protezione civile.
Ricordiamo anzitutto l’alluvione dell’Arno a Firenze, che nel 1966 portò lutti e anche danni rilevanti al nostro patrimonio culturale: in quei frangenti fu la Prefettura, pur senza avere né conoscenze tecniche né risorse e mezzi, che intraprese l’opera di coordinamento del soccorso e di ricostruzione della città. Altri eventi tragici, avvenuti nei decenni successivi - ricordiamo i terremoti in Friuli e in Irpinia (1976 e 1980) o le alluvioni in Valtellina e in Piemonte (1987 e 1994) - hanno visto l’intervento fondamentale delle Prefetture che dovettero letteralmente inventare ed escogitare le soluzioni più opportune per agire con immediatezza, organizzando i soccorsi e seguire il ritorno alla normalità delle comunità sconvolte: procedure che poi sono state regolamentate in un corpus normativo tra i più avanzati nel mondo.
Gli eventi luttuosi dei terremoti in Umbria e in Molise (1997 e 2002), pur nella loro tragicità (un insieme di disastri naturali ma anche di errori umani), non lasciarono impreparate le strutture dello Stato, in particolare l’appena costituito Dipartimento della Protezione Civile (poi distaccato presso la Presidenza del Consiglio), che fu messo alla prova con esiti altamente positivi per il soccorso alle popolazioni colpite.
Non possiamo tuttavia dimenticare i tragici eventi dovuti alle condotte umane, spesso non volute ma talvolta volontarie, che hanno reso necessario non tanto il soccorso quanto la regolamentazione delle procedure di sicurezza per prevenire incidenti a impianti e stabilimenti che producono sostanze nocive per la salute degli esseri umani: ricordiamo l’emissione di diossina a Seveso, nel 1975, e l’incidente al reattore nucleare di Chernobyl, nel 1986. Quest’ultimo evento, lontanissimo nello spazio e ora anche nel tempo, è stato origine di una moderna normativa che ha affidato alle Prefetture il monitoraggio, il controllo e le verifiche di tutti gli stabilimenti cosiddetti "a rischio di incidente rilevante", per prevenire incidenti rilevanti connessi a determinate sostanze pericolose e a limitarne le conseguenze per l’uomo e per l’ambiente.
Infine, più di recente, un altro grave episodio che ha sconvolto l’umanità, l’attentato alle Torri Gemelle di New York nel 2001, ha fatto emergere una nuova costola della Protezione Civile: la Difesa Civile, una branca distinta e separata che si occupa pur sempre di soccorso pubblico nei casi di attacchi terroristici progettati per colpire un numero indeterminato di persone, al fine di causare strage di innocenti civili.
Oggi possiamo considerare stabilizzato (ma sempre migliorabile!) il nostro sistema di Protezione Civile.
Il nostro ordinamento prevede due distinte strutture centrali (Ministero dell’Interno e Dipartimento della Protezione Civile), ben organizzate e pronte a tutte le evenienze, a seconda degli eventi da affrontare. Ma sono soprattutto le diverse articolazioni periferiche, regionali, provinciali e locali, ad occuparsi delle singole problematiche, facendo poi il dovuto riferimento alle Prefetture: le quali sono provviste di poteri operativi con vigenza nell’intera Provincia e possono avvalersi non solo delle pubbliche amministrazioni civili e militari operanti nel territorio, ma anche delle organizzazioni e organismi situati fuori dalla provincia.
Se per gli eventi e le catastrofi naturali è oramai attivo un articolato sistema di Enti e organizzazioni (anche di volontariato) di protezione civile, finanziati dalle Regioni e coordinati dal Dipartimento della Protezione Civile, non possiamo sottovalutare tutte le procedure di Difesa Civile che fanno capo alle Prefetture per prevenire situazioni di pericolo dovute all’azione degli uomini, ovvero affrontarle con le dovute precauzioni: procedure che spesso non coincidono con quelle richieste in caso di calamità naturali, anzi di solito sono del tutto diverse e richiedono una specifica conoscenza da parte dei soccorritori.
Le procedure si riferiscono anche alle ipotesi di un attacco terroristico di natura convenzionale ("E") e/o non convenzionale ("CBRN"), nonché all’ipotesi di avvenimenti gravi la cui natura è incerta. Si tratta, come si vede, di accadimenti non prevedibili.
Per tali aggressioni si usano acronimi che corrispondono alle modalità di accadimento dell’evento e, pertanto, alle diverse procedure di intervento. Gli attentati posso essere, infatti, di tipo convenzionale ("E") quando riguardano eventi riconducibili ad esplosioni ed a rinvenimenti di ordigni sospetti, ovvero di tipo non convenzionale ("CBRN"), quando potrebbero comportare la contaminazione delle persone e dell’ambiente per eventi di natura Chimica ("C"), Biologica ("B") , Radiologica ("R"), Nucleare ("N").
Le distinzioni sono molto importanti, perché servono ad individuare la maniera migliore di soccorrere la popolazione; ma non hanno un rilievo assoluto, in quanto non di rado avviene che gli attentati provochino, insieme, eventi convenzionali e non. Su tali questioni ci sarebbe ancora molto da dire, ma avremo tempo per approfondirle nel dettaglio.