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C.I.P. n. 7 - FORMAZIONE E SCUOLA
PRIMA VITTIMA POI PSICOLOGO DELL’EMERGENZE
FORMARSI CON LE ESERCITAZIONI
Maria Biondo
Dottore in psicologia, allieva corso Alta Formazione in psicologia dell’emergenze ambientali e civili
Il giorno 17/01/2009 è stata organizzata un’esercitazione pratica di un’emergenza, la simulazione di un crollo di una palazzina dove ho partecipato come figurante. Mi è stata assegnata la parte di una ragazza coinvolta nel crollo della palazzina, illesa con delle escoriazioni, con il padre ancora sotto le macerie. La sindrome psicologica da simulare era il Disturbo dell’adattamento.
C’era un’atmosfera di grande eccitazione da parte di tutti noi.
Dopo aver spiegato ad ognuno di noi la parte da simulare, sia fisica che psicologica, i conduttori ci hanno fatto sistemare ai posti assegnati dove abbiamo aspettato l’inizio dell’esercitazione.
Io ero dentro la palazzina con altri figuranti, al buio, al freddo e immersa nel fumo, ovviamente in questo caso non tossico.
Quest’atmosfera mi ha permesso di calarmi nella parte. Ero a terra, seduta e un banco m’impediva di muovermi.
L’angoscia è aumentata piano piano mentre aspettavo i soccorritori, fino a diventare quasi intollerabile al loro arrivo. Come da regolamento, sono entrate diverse squadre di soccorritori per valutare la situazione e far intervenire le altre squadre che potevano aiutarci. Più entravano e osservavano la situazione senza intervenire, più cresceva la mia angoscia. Mi sentivo impotente. Non riuscivo a vedere chi mi stava vicino e le urla degli altri figuranti, unite alla mie, contribuivano a rendere la situazione più critica. Provavo anche una forte rabbia nei confronti dei primi soccorritori che non ci aiutavano, entravano e ci lasciavano lì, senza far nulla.
Una volta soccorsa, mi hanno portata al Posto Medico Avanzato, il medico mi ha visitata e, dato che non riportavo lesioni, mi hanno accompagnata al Posto Psicologico Avanzato, perché continuavo a ripetere che dovevo andare a cercare mio padre all’interno dell’edificio. Non mi facevo toccare e cercavo continuamente di scappare, prendendomela con tutti e con tutto.
Mi hanno affidata a una psicologa che è riuscita piano piano, rispettando i miei tempi, a farmi calmare e, soprattutto, a rassicurarmi.
Devo dire che durante tutta l’esercitazione sono riuscita a calarmi bene nella parte e a sentire l’angoscia e la disperazione che può provare una ragazza, coinvolta in una catastrofe e con la paura di aver perso il padre. Il cercare di rientrare nell’edificio era molto istintivo, sentivo realmente la paura che dentro ci fosse mio padre e che dovevo aiutarlo, non curandomi minimamente di quello che mi dicevano la Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, la psicologa. Io dovevo rientrare a salvare mio padre, anche se rischiavo di essere arrestata.
Ho sentito talmente tanto l’angoscia che mentre ero con la psicologa ho avvertito la necessità di piangere, di esplodere. Sentivo gli occhi lucidi e una forte angoscia che voleva uscire con forza..
Sono rimasta soddisfatta di ciò che ha fatto la psicologa che si è presa cura di me, di come mi ha sostenuta, tranquillizzata, e di come mi ha aiutato a non perdere il contatto con le mie emozioni, riuscendo a contenerle. Ha saputo appoggiare la sua mano sulla mia proprio nel momento in cui ne avevo bisogno. Anche il tono della voce che ha utilizzato è stato molto contenitivo.
Fino a quando non ho sentito le parole "FINE DELL’ESERCITAZIONE", sono stata un po’ agitata, pur avendo saputo, nel frattempo, che mio padre non era morto, ma solo leggermente ferito.
Finita l’esercitazione mi sono sentita sollevata, come se potessi tornare in me, e riprendere contatto con la vita reale, che, per un paio di ore, era completamente cambiata.
Dopo alcuni giorni ho continuato a raccontare l’esperienza piena di eccitazione, e mi stupivo ancora di essere riuscita a provare quelle emozioni forti durante l’esercitazione e soprattutto di riviverle ancora adesso mentre scrivo.
È stata veramente un’esperienza formativa avendo potuto osservare come lavorano gli psicologi dell’emergenza sul campo.