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C.I.P. n. 22 - PSICOLOGIA DELLE EMERGENZE
OTTIMISMO E REGOLAZIONE DELLO STRESS
di Maria Paola Gazzetti *
Non esistono fatti, ma solo interpretazioni i pensieri sono le ombre delle nostre sensazioni
F. Nietzsche
Oggi per stress si intende una reazione di adattamento del corpo ad un cambiamento fisico o psichico. Un aspetto particolarmente rilevante nell’ambito della problematica dello stress è il coping, ossia l’aspetto dello stress specificatamente collegato al concetto di adattamento.
Il Coping
Il termine Coping deriva dal verbo "to cope" che significa far fronte, è stato introdotto in Psicologia nel 1966 da R. Lazarus con l’opera "Psychological stress and the coping . Per Coping si intende una molteplicità di processi in cui sono coinvolte le persone quando si trovano a dovere gestire eventi traumatici o situazioni stressanti. Un individuo quando riesce a far fronte ad una situazione di stress/emergenza mette in atto un processo di coping, cioè particolari meccanismi di difesa che gli consentono di fronteggiare situazioni pericolose.
Intorno al concetto di coping, In specifico sono state identificate (Lazarus et al., 1974) strategie di coping centrate sul problema (problem-focused) e strategie centrate sulle emozioni (emotion-focused) a cui si è aggiunta poco più tardi una terza dimensione che comprende le strategie orientate all’evitamento (avoidance-oriented) e alla fuga (Suls & Flechter, 1985).
Secondo alcuni studi, l’ottimismo favorirebbe atteggiamenti focalizzati sul problema e sulla sua risoluzione e gli atteggiamenti focalizzati sulle emozioni, riducendo altresì le forme di fuga e di evitamento allontanando le persone da stati di rassegnazione e passività (Anolli, 2005).
Molteplici studi americani hanno evidenziato come nell’analisi di un problema/emergenza, spesso l’interpretazione che viene data è viziata dall’atteggiamento soggettivo della persona, il famoso "bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto".
Da quanto detto si può dedurre che gli ottimisti potrebbero avere dei vantaggi attraverso le proprie strategie di coping, persino in quelle situazioni che non possono essere modificate.
La psicologia positiva
La psicologia Positiva è una corrente di pensiero che nasce negli stati uniti alla fine degli anni 80, padre fondatore è considerato SELIGMAN. Tale metodologia si fonda sulla ricerca del benessere personale e si contrappone alla psicologia Clinica.
In particolare per i teorici della psicologia Positiva La psicologia clinica non è in grado di proporre teorie efficaci per prevenire la malattia in quanto agisce solo sui punti deboli degli individui, che considera esseri passivi non in grado di scegliere. Diversamente obiettivo della psicologia positiva è quello di spostare l’attenzione della psicologia dal "riparare le situazioni negative della vita, al contribuire alla costruzione di una migliore qualità di vita (Seligman, 2002). Alla base di questo approccio vi è il concetto di prevenzione . La psicologia positiva cerca di valorizzare le potenzialità dell’individuo ai fini di una migliore gestione di sé e dello stress. Concetto - chiave di tale approccio è il rilassamento, tecnica che secondo tale disciplina permette di acquisire un diverso approccio alla realtà quotidiana della propria esistenza.
Ottimismo e regolazione dello stress
Nella ricerca psicologica, da diversi anni si studia la validità dell’ottimismo nella gestione dello stress. In particolare molteplici studi sulle strategie di Coping hanno evidenziato come l’ottimismo (il bicchiere mezzo pieno") svolga un ruolo importante e fondamentale nella gestione e regolazione dello stress. Dagli studi emerge come un atteggiamento ottimistico, attenuando le sensazioni di passività, eviti che la persona si senta in balia delle proprie reazioni emotive. In questo senso l’ottimismo assume un ruolo fondamentale nella capacità di Coping delle persone.
I primi ricercatori impegnati in questo campo sono stati M. Scheier e C. Carver che, durante una ricerca condotta nel 1985 hanno osservato l’influenza delle aspettative (senso di fiducia o di dubbio) sulle azioni che un individuo intraprende.
Nell’ambito della psicologia positiva (del benessere), sono state riscontrate importanti differenze
nell’affrontare gli eventi stressanti della vita quotidiana da parte di ottimisti e pessimisti. le persone che hanno più fiducia nel futuro, come gli ottimisti, producono uno sforzo continuo, anche quando si trovano di fronte a gravi avversità.
In situazioni d’emergenza , situazioni per definizione improvvise e il più delle volte imprevedibili , pensare che l’ottimismo possa avere un ruolo fondamentale o che si possa riuiscire a mantenere un atteggiamento ottimista appare a prima vista pura teoria. Diversamente se si affronta il tema emergenza dal punto di vista della prevenzione, il ruolo dell’atteggiamento ottimistico appare più chiaro soprattutto ai fini della prevenzione del trauma o dei tempi di recupero. L’atteggiamento ottimista porta solitamente a credere che le situazioni difficili potranno essere superate, gli ottimisti quindi si concentrano e si applicano per cercare una soluzione. Al contrario i pessimisti tendenzialmente aspettandosi il peggio, evitano le sfide, il che aumenta il livello di stress. In generale è stato evidenziato infatti come in caso di difficoltà l’esperienza affligga meno gli ottimisti rispetto ai pessimisti quando questi hanno a che fare con delle difficoltà nella loro vita (Scheier, Carver & Bridges, 2000).
Questo tipo di differenze è da attribuire, non solo al livello di ansia presente prima della situazione stressante, bensì è principalmente conseguenza delle diverse strategie che ottimisti e pessimisti mettono in atto nel far fronte agli eventi
Esistono infatti differenze profonde nelle strategie di coping emotivo. L’ottimismo, secondo Scheier e Carver, è un fattore che si riflette sulla motivazione ed incide sulle aspettative di riuscita: spinge a persistere nella scelta dei propri obiettivi, anche nei casi in cui sono presenti oggettive difficoltà (Scheier & Carver, 1993; 1988; 1985).
Altro aspetto importante riguarda la percezione . Ognuno di noi quotidianamente ha modo di verificare l’influenza della percezione sul comportamento che si adotta. Facciamo un esempio: In caso di terremoto una persona percepisce l’evento come insanabile. Tale persona probabilmente ritenendo che nessun aiuto potrà servire a ripristinare i normali ritmi di vita avrà un atteggiamento passivo e avrà difficoltà a mettere in atto le energie idonee per ricostruire i normali ritmi di vita.
La modalità di percezione degli eventi di approccio ottimista /pessimista, ha quindi forti implicazioni sugli aspetti emotivi delle persone. In caso di difficoltà/emergenza l’
individuo prova una varietà di emozioni che può variare molto in base al proprio atteggiamento, dall’agitazione, all’impazienza, dalla rabbia all’ansia o, ancora, alla depressione. L’equilibrio tra questi sentimenti sembra essere strettamente legato con il livello di ottimismo o pessimismo che presentano le persone. In particolare, in situazioni d’emergenza, gli ottimisti sono portati a cogliere gli aspetti positivi a reinterpretare positivamente la situazione, soprattutto se la ritengono controllabile, nel caso in cui invece la considerino incontrollabile si limitano ad accettarla dimostrando comunque un maggior controllo di sé e delle proprie emozioni e una maggior prontezza all’elaborazione di più piani per raggiungere i propri obiettivi. L’ottimismo permette agli individui di mantenere la loro motivazione di fronte alle avversità e, di conseguenza, permette loro di attivare strategie di coping più efficaci.(Gillham, Shattè, Reivich & Seligman, 2000). In una ricerca della Concordia University che ha coinvolto 135 individui di età pari o superiore a 60 anni, ai quali è stato chiesto di classificare il livello di stress percepito tutti i giorni e di identificarsi come ottimisti o pessimisti, si è potuto notare che le persone che dichiaravano di vedere "il bicchiere mezzo pieno" avevano livelli di cortisolo (ormone dello stress) più bassi anche dopo una giornata particolarmente stressante. Diversamente i livelli di cortisolo nei pessimisti aumentavano moltissimo quando si ritrovavano ad affrontare una situazione difficile o al problema tra ottimisti e pessimisti. Gli ottimisti, anche in situazioni avverse intravedono e si aspettano esiti positivi. Ciò li porta a provare un insieme di emozioni e sentimenti piuttosto positivi. Al contrario, i pessimisti, aspettandosi esiti negativi, inevitabilmente provano spesso emozioni negative come ansia, senso di colpa, tristezza o disperazione (Carver & Scheier, 1998; ) . Secondo Joelle Jobin, autrice della ricerca, questi diversi risultati dipendono dalla prospettiva attraverso la quale si guarda la soluzione .
In conclusione gli individui ottimisti tendono ad affrontare attivamente le avversità invece di subirle. Essi di volta in volta, a seconda delle situazione contingente riescono ad individuare le priorità dei propri scopi e a cogliere gli aspetti più favorevoli focalizzandosi di meno su quelli negativi. Gli ottimisti anche in caso d’emergenza hanno un certo grado di fiducia che li porta a provare un insieme di emozioni e sentimenti piuttosto positivi e probabilmente piùfiducia negli altri. L’abilità nel ricercare una molteplicità e una varietà di percorsi di senso e di soluzioni alternative, permette loro di ridurre l’ansia e altri stati emotivi negativi, come preoccupazione, rassegnazione, impotenza e depressione. Quando per loro non è possibile una strategia di Coping centrata sul problema, optano per strategie comunque attive come l’accettazione o l’uso dell’umorismo o della sdrammatizzazione. Diversamente i pessimisti si caratterizzano per strategie di Coping emotivo del tutto differenti, tendono infatti a rinunciare al raggiungimento degli obiettivi che loro stessi si erano prefissati e più facilmente sono portati all’abuso di sostanze come alcol o antidepressivi. I pessimisti più difficilmente riescono ad elaborare piani alternativi, sono più rassegnati e passivi. Tale atteggiamento, favorisce stati emotivi più ansiosi, e negativi,(ansia, senso di colpa, disperazione…..) stati che diminuiscono la consapevolezza del problema stesso (Carver & Scheier, 2002).
L’ottimismo aiuta in situazioni d’emergenza anche perché rappresenta un modo efficace per affrontare l’incertezza.. La persona ottimista, facendosi guidare dalla fiducia, più facilmente riesce a cogliere le opportunità dell’incertezza, è aperta al futuro e al cambiamento, poiché è consapevole di poter imparare dall’esperienza futura. L’ottimista quindi si rileva più orientato al cambiamento dimostrando una apertura mentale che lo porta a ricercare le novità. L’ottimista prova inoltre generalmente minori sensi di colpa e di vergogna e difficilmente sente il bisogno di fare continui paragoni , di conseguenza risulta meno valutativo del pessimista. Queste persone sanno, in effetti, essere contente e soddisfatte di quello che sono e di quello che hanno, senza il bisogno di confrontarsi e di misurarsi continuamente con gli altri. Viceversa, le persone pessimiste sono portate a fare più confronti con gli altri, hanno un più elevato senso del fallimento e finiscono per soffrire di più.
La guarigione. In una ricerca del 2004 condotta da Kunaby et al. si è osservato che in un gruppo di donne affette da stress post traumatico causato da violenze subite in casa, quelle più ottimiste traevano più rapidamente giovamento da una breve terapia cognitiva e presentavano successivamente minori sensi di colpa, vergogna e depressione.
Anche per quanto concerne lo stress post-traumatico, quell’insieme di reazioni cognitive, emotive e comportamentali dei soggetti a seguito di un trauma fisico o psicologico, l’ottimismo svolge una funzione importante come è stato dimostrato anche da Fauerbach et al. (2000). In una ricerca condotta su persone gravemente ustionate è stato dimostrato che le persone ottimiste presentavano una percezione meno esasperata dei sintomi e degli esiti invalidanti delle ustioni, si lamentavano meno e spesso raggiungevano.
In conclusione l’ottimismo rappresenta una risorsa in grado di predisporre le persone ad un atteggiamento che le avvicina di più ad uno stato di benessere soggettivo. Questo orientamento quindi può essere considerato una strategia di prevenzione dei traumi o quantomeno facilita la gestione delle emozioni in situazioni d’emergenza. Al riguardo concludo con una citazione di Winston Churchill .
BIBLIOGRAFIA:
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* Psicologa, psicoterapeuta, socio PSIC-AR
(Psicologi dell’Emergenza Alfredo Rampi).