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C.I.P. n. 24 - FORMAZIONE E SCUOLA
ESERCITAZIONE FIUMICINO - 28 NOVEMBRE 2014
Le osservazioni di due psicologhe tirocinanti
di Angela Memola* e Lucia Marchetti**
* Psicologa
** Psicologa Tirocinante presso il Centro Alfredo Rampi Onlus
Lo scorso 28 novembre abbiamo partecipato – in veste di osservatrici, accanto a un team di Psicologi delle Emergenze del Centro Alfredo Rampi – ad una straordinaria esercitazione organizzata da Aeroporti di Roma, sotto la supervisione dell' Enac, che ha visto coinvolti operatori appartenenti a diverse istituzioni del soccorso, quali la Croce Rossa Italiana, i Vigili del Fuoco, l’ARES 118 le associazioni operative di volontari di Protezione Civile, altrettanti corpi istituzionali, tra cui Carabinieri, Polizia locale e Guardia di Finanza nonché gli operatori aeroportuali. La situazione simulata è stata alquanto complessa: un incidente aereo con coinvolgimento di circa 400 persone.
Abbiamo avuto un incontro preliminare con l’ARES 118, ente che ha attivato l’intervento degli psicologi, presso il Poliambulatorio dell’USL di Fiumicino, a pochi chilometri dal luogo dell’esercitazione, dove erano presenti numerosi operatori alle prese con l’organizzazione e la distribuzione dei materiali di riconoscimento. La segnalazione dalla centrale operativa è arrivata alle 11:30 e, già all’attivazione dei mezzi con l’accensione delle sirene, si è generato un clima di forte tensione, amplificato dall’evidente preoccupazione sui volti delle persone in strada, testimoni reali in quanto non al corrente della simulazione.
La rappresentazione dell’evento è risultata oltremodo realistica. Lo scenario di crisi, allestito in un’area dell’aeroporto chiusa al traffico aereo, si presentava, all’arrivo, così articolato: parti in disuso di un vecchio aereo posizionate in modo da riprodurre l’incidente; una trentina di corpi coperti da un lenzuolo bianco; i vigili del fuoco, alle prese con la messa in sicurezza del luogo e dei passeggeri; gli operatori del pronto soccorso di Aeroporti di Roma impegnati in un primo triage e a prestare i soccorsi più urgenti.
Le prime vittime identificate come gravi, subito barellate, e le altre meno gravi erano state riunite in un luogo alla nostra sinistra e protette da coperte isotermiche in attesa, rispettivamente, del trasporto in ospedale e dell’installazione della tenda; mentre i codici verdi e gli illesi erano stati convogliati verso un autobus per il trasferimento in una rimessa poco distante dalla pista.
Nel frattempo, sono apparsi vicino ai rottami i tecnici e i periti della polizia scientifica, per circoscrivere la scena e raccogliere le prove forensi.
Dopo un’iniziale osservazione e un raccordo con il responsabile del PMA, gli psicologi dell'emergenza del Centro Alfredo Rampi si sono inseriti nell'intervento. Uno di loro è rimasto sul posto con i feriti, mentre l’altro ha accompagnato le vittime nella sala illesi.
Figura 1 – Intervento con i codici verdi
I colleghi, quindi, hanno potuto realizzare un rapido triage sullo stato psicologico delle vittime. I primi a dover essere soccorsi sono stati un uomo di circa 60 anni ed un ragazzo di 20 con difficoltà respiratorie. Entrambi sono stati allontanati dalla posizione in cui sostavano, perché poco sicura, e accompagnati in un luogo più riparato dove lo psicologo ha potuto instaurare con loro una relazione di sostegno psicologico. In seguito è stato notato un codice verde, che in realtà presentava sintomi psicologici più gravi di quanto stimato dal triage medico.
Trascorso il tempo necessario a predisporre le varie operazioni, i medici hanno consentito agli psicologi l’ingresso nella tenda del PMA, dove è stato possibile dedicarsi ai feriti più gravi, oltremodo spaventati e stressati, che hanno potuto beneficiare di ascolto e accudimento psicologico.
Figura 2 – Sostegno psicologico ad un ferito grave
Per quanto riguarda la seconda unità, trasferitasi al "centro illesi", la situazione è stata diversa. Durante la fase di preparazione dei pullman e del trasporto, lo psicologo ha potuto offrire sostegno alle persone più fragili e spaventate.
Durante il trasporto verso il "centro illesi" vi è stato un ottimo coordinamento tra le forze dell’ordine, le quali hanno impedito che persone esterne all’esercitazione entrassero nel luogo dell’evento.
Arrivati al "centro illesi", il collega si è presentato ai volontari della Croce Rossa, i quali lo hanno identificato con un cartello, gli hanno presentato una psicologa della CRI e poi hanno proseguito con il censimento delle persone presenti. Successivamente, dopo una rapida osservazione, lo psicologo si è avvicinato ad un ragazzo che mostrava segni di disagio, aveva le spalle curve ed era l’unico a portare una coperta sulle spalle. Mentre lo psicologo parlava con questo ragazzo, dopo circa venti minuti, anche il ragazzo accanto a lui ha iniziato a discorrere con lo psicologo.
Durante questo intervento è arrivato al Centro Illesi un terzo pullman, con due uomini all’interno; il più giovane era in stato di shock, ma, dopo essersi rifocillato e aver parlato con la psicologa della CRI, si è tranquillizzato.
Poco dopo, lo psicologo si è avvicinato ad una donna – alla quale era stata data una coperta in quanto si era bagnata – che mostrava ansia e preoccupazione. Durante l’intervento, altre due donne hanno preso parte alla conversazione, affermando di essere membri dell’equipaggio e di essere in ansia per i piloti, sui quali, non avevano ancora ricevuto notizie.
Questa esperienza ha rappresentato un’importante occasione per testare la capacità di lavorare in sinergia di tutti i diversi soggetti istituzionali e per riflettere sui limiti che ancora possono ostacolare la piena riuscita degli interventi in emergenza. Partecipare, anche solo osservando, ad un evento del genere ci ha fatto realizzare quante forze servano per organizzare la macchina dei soccorsi ed aiutare tutte le persone coinvolte.
Partendo a tutta velocità con la macchina dell’ARES 118, a sirene spiegate, abbiamo provato molta agitazione ed eccitazione. Arrivati sul luogo dell’esercitazione ci è sembrato tutto molto realistico, abbiamo incontrato persone sconvolte, volontari e professionisti all’opera. Abbiamo visto come l’eccitazione iniziale si trasformi in concentrazione operativa.
Ci sembra, dunque, che eventi di questo tipo siano da apprezzare e valorizzare nella loro eccezionalità, in quanto inizio di un percorso lungimirante e imprescindibile di formazione, prevenzione e organizzazione.