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C.I.P. n. 5 - RECENSIONI
LA FORMAZIONE CONTINUA DEL GRUPPO DI PSICOLOGI DELL’EMERGENZE PSICAR
di MariaTeresa Devito*, Vania Venanzi e Ilaria Ripi **
*Psicologa del lavoro, esperta in psicologia dell’emergenza, segretario di PSIC-AR (Psicologi dell’Emergenze Alfredo Rampi)
** Psicologhe, consigliere PSIC-AR
"Il soccorso integrato nelle grandi emergenze" è il titolo del convegno nazionale tenutosi al Centro Polifunzionale della Protezione Civile di Firenze, dal 15 al 17 maggio e al quale hanno partecipato alcuni membri del gruppo di psicologi di PSICAR.
Tale convegno è stato proposto e organizzato dal CESPRO, Centro di Eccellenza per lo Studio delle Condizioni di Rischio e della Protezione Civile, un centro di ateneo dell'Università di Firenze. In questa iniziativa il CESPRO ha collaborato con il Comune di Firenze, la Regione Toscana, le Province di Firenze e Prato, la Fondazione Prato Ricerche, l'Istituto Geofisico Toscano.
"Il senso del convegno - ha spiegato Boncinelli, Direttore del Cespro – è l'occorrenza di rivalutare la capacità di intervenire in situazioni di crisi. Le moderne operazioni di soccorso richiedono non soltanto una grande tempestività e operatività, ma anche una notevole integrazione tra forze diverse: servizi sanitari, psicologici e sociologici, soccorso tecnico, ordine pubblico, scienze della previsione e del monitoraggio e così via. Spesso è proprio la mancanza di questa integrazione che ingigantisce considerevolmente le catastrofi".
È noto, infatti, che uno degli aspetti più difficili dell'intervento di emergenza è riuscire ad assicurare il lavoro coordinato di enti ed unità che non sono abituati a collaborare, soprattutto a collaborare nel modo particolarmente necessario durante le crisi. Pertanto, all’interno delle tre giornate del convegno si è posto spesso l'accento sulla collaborazione e sul coordinamento dei lavori delle varie organizzazioni che partecipano nelle fasi di emergenze dei grandi eventi.
Questo convegno ha fornito informazioni e indicazioni per migliorare questo aspetto cruciale del soccorso italiano, offrendo da un lato un quadro delle novità e delle tendenze rispetto al soccorso integrato per i principali rischi (terremoti, eruzioni vulcaniche, alluvioni e dissesto idrogeologico, incidenti industriali o del trasporto, attentati terroristici), dall’altro un ritratto del problema e delle possibili soluzioni riguardo a particolari esigenze come le colonne mobili, il soccorso medico e sanitario, la questione della formazione (come sviluppo di empowerment, acquisizione di conoscenze, modificazione delle reazioni emotive, modificazione del comportamento) e infine un quadro di insieme dell'organizzazione del soccorso integrato in Italia e all'estero.
La dimensione internazionale
Nello svolgere l’analisi della gestione internazionale delle grandi emergenze sono stati messi a confronto gli attentati di Madrid e Londra
In Spagna: Madrid 11/04/04.
Ore 7.38: tre esplosioni su un treno; ore 7.39: due esplosioni su un secondo treno; un terzo treno alle 7.41 ed un altro alle 7.42. A distanza di un minuto l’una dall’altra le esplosioni si sono susseguite in quattro diverse stazioni di una città, Madrid, in cui su 4 milioni di persone che lavorano, un milione è pendolare. Le 13 bombe sono state piazzate in 4 treni diversi che correvano sugli stessi binari, delle 13 bombe 10 sono esplose nell’arco di 4 minuti, due sono inesplose e una è stata trovata in una stazione di polizia. Non era presente un coordinamento sul sito, non è stato svolto sistematicamente il triage, e sono state disperse energie. Il sistema di comunicazione è stato inefficace, si è rivelata assente anche la comunicazione tra i vari ospedali coinvolti. In questa maxi emergenza la risposta è stata rapida ma non organizzata, la quantità senza la qualità dei soccorsi è dovuta in parte all’assenza di un coordinamento scandito da un piano d’emergenza efficace che permettesse una più equilibrata distribuzione delle risorse.
Nel Regno Unito: Londra 07/06/05.
Ore 8.51: scatta l’allarme, si pensa ad un cortocircuito, c’è un’anomalia. Ore 9.05: intervento dei Vigili del Fuoco, siamo di fronte ad un grande incidente; alle 9.08 arriva la polizia, dopo 20 minuti nel cielo si alzano gli elicotteri con a bordo il soccorso medico. Alle 9.16 scatta il codice rosso e viene coinvolta la Protezione Civile. C’è voluta un’ ora e 25 minuti per estrarre tutti i feriti dalla metropolitana; nel frattempo alle 8.51 scoppia la seconda bomba e alle 9.47 scoppia l’ultima. Nell’arco di due ore sono stati soccorsi tutti i feriti, sono stati impiegati 32 medici presso i siti, 7 grandi ospedali, 380 infermieri, 146 ambulanze e 1500 paramedici.
La protezione civile lavora a tre livelli d’intervento: gold-silver-bronze, che corrispondono alla stima dei rischi, alla pianificazione ed alla comunicazione, pertanto ha costituito e coordinato l’unità operativa disposta per la valutazione della presenza di sostanze chimiche-biologiche nei siti colpiti. Inoltre un ruolo cruciale della protezione civile era quello di fornire le informazioni anche attraverso internet tramite l’attivazione di un sito ad hoc. Inoltre si è resa necessaria una stretta collaborazione con i Media per quanto riguarda l’informazione alla popolazione sui rischi alla salute postumi all’emergenza. Il comando bronzo in particolare si occupa del monitoraggio individuale ed ambientale. In tale cornice si inserisce lo studio attivato 24 ore dopo e che comprendeva riunioni mensili e settimanali. Nell’ambito di questo studio sono emerse 67% PDTS, 11% fobia per i viaggi, 6% depressione maggiore, 4.5% difficoltà a reintegrarsi per un totale di 107 pazienti.
È interessante notare come a distanza di un anno si siano sviluppate strategie di gestione sempre più efficienti che fanno leva su una distribuzione delle energie studiata e pianificata nel dettaglio che tenga conto dei tempi di attivazione delle varie unità d’intervento e delle collaborazioni tra i vari operatori del soccorso. È risultato pertanto cruciale il contributo della protezione civile nel duplice ruolo di coordinamento e di raccolta e diffusione delle informazioni.
Emergenza con i disabili
In America l’80% dei coordinatori non ha varato procedure per disabili. Le organizzazioni tendono a pensare alla massa e non ai bisogni specifici.
Un elemento di originalità del convegno è stata la particolare attenzione posta all’analisi del supporto ai disabili.
Le persone disabili non sono solo quelle con ridotta mobilità, potrebbero essere non vedenti o non udenti o potrebbero essere legati all’uso di apparati elettrici, le diverse disabilità possono pertanto portare ad incontrare barriere di diversa natura: barriere fisiche, barriere nelle comunicazioni…
Nell’emergenza, e questa è la prima difficoltà riscontrata, non è facile riconoscere il tipo di handicap e ciò può mettere maggiormente a rischio il disabile. Inoltre, una volta riconosciuta la disabilità, eccoci di fronte ad una seconda difficoltà dettata dalla specificità della circostanza: come agire? Bisognerebbe quindi analizzare le specifiche esigenze delle diverse disabilità per individuare una serie di strategie applicabili nelle diverse emergenze.
Per quanto riguarda le disabilità sarà necessario suddividerle secondo i problemi fisici, psicologici e psicofisici, inoltre sarà necessario tener conto della temporaneità o della permanenza della disabilità e del tipo di difficoltà specifiche che porta con sé: problemi motori, di orientamento, di percezione del pericolo e dell’allarme, di coordinazione (Cataldo M.). Tali specifiche problematicità necessiteranno di specifiche strategie organizzative delle strutture per ridurre le barriere architettoniche; ad esempio per problemi motori saranno fondamentali: la lunghezza del percorso, i passaggi non scorrevoli, scale e porte inadeguate, ascensori …inoltre sarebbe necessario fornire per le problematiche relative all’accesso alle comunicazione una "via" specifica per i disabili. Molto importante è inoltre la formazione del soccorritore anche nelle specificità portate dal disabile per un miglior intervento in emergenza.