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C.I.P. n. 11 - NEWS
LA PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA INCONTRA I SISTEMI 118 ITALIANI
Alessandra Ceracchi
Responsabile UOS Psicologia dell’ARES 118
Si è svolto a Roma dal 10 al 12 giugno 2010 l’VIII Congresso Nazionale "Il Sistema 118 in una società in evoluzione" organizzato da ARES 118 e dal SIS 118, società scientifica i Sistemi 118 italiani.
Per la prima volta, su mia richiesta e grazie alla sensibilità del dott. Mario Costa, Presidente del SIS 118 e della Direzione Aziendale dell’ARES 118, il Congresso ha accolto una intera sessione dedicata alla Psicologia dell’Emergenza.
E’ stata una sessione intensa e di qualità nei contenuti, che ha avuto come presidente il Dott. Gino Bianchi, Direttore della Centro Operativo del 118 de L’Aquila, il quale ci ha immediatamente immerso nella drammaticità degli eventi che sono stati presentati - il terremoto - visto da chi era di turno quella notte, vittima e soccorritore, con tutti gli interrogativi di chi deve essere soccorritore e deve, in quei momenti, dimenticare di essere vittima, partner, genitore….
Proprio al terremoto ed agli interventi "psi" realizzati in quel contesto era dedicata gran parte della sessione che ha visto la dr.ssa Giulia Marino, psicologa del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile e coordinatore dell’intervento psicosociale durante e dopo il terremoto, aprire la sequenza delle relazioni descrivendo come si sia realizzato efficacemente l’intervento psicosociale grazie all’integrazione delle risorse offerte dalle Associazioni di Psicologi Volontari di Protezione Civile e del SSR abruzzese, ma di come si può e si deve migliorare attraverso la costituzione dell’EPE (Equipe Psicosociale per l’Emergenza) regionale, che può e deve diventare il logico supporto del territorio al DPC in caso di catastrofe.
Hanno poi seguito le relazioni di Anna Servello del 118 di Milano e di Gloria Cesana del 118 di Lecco, che hanno parlato del ruolo dell’infermiere nella prima assistenza psicologica alle vittime di una catastrofe ed ai soccorritori, di fatto l’applicazione di un progetto del 2007 della Regione Lombardia mirato alla formazione del personale sanitario del 118 sulla psicologia dell’emergenza.
In particolare la Servello ha descritto il ruolo di "mediatore culturale" dell’infermiere formato tra il mondo organizzato della macchina dei soccorsi e quello frammentato e confuso delle vittime del terremoto dell’Aquila, ruolo che ha consentito anche l’integrazione tra l’universo dei soccorritori e quello dei professionisti della salute mentale durante tutto l’intervento.
La relazione di Gloria Cesana ha invece descritto il ruolo strategico degli infermieri formati sulla psicologia dell’emergenza nel lavoro di elaborazione e normalizzazione dell’evento e di promozione di comportamenti auto protettivi con i soccorritori al ritorno da una maxiemergenza. Un ruolo importante che, come Cesana ha ben raccontato, ha facilitato anche la partecipazione ai gruppi condotti dagli psicologi da parte delle squadre di soccorritori al ritorno dal terremoto de L’Aquila, ponendo l’infermiere formato quale valido supporto a questi professionisti.
Gli interventi di Ivana Barba e Serena Cugini di Psicologi per i Popoli Lazio ci hanno proiettato in un ambito molto difficile da affrontare per qualsiasi professionista, quello della comunicazione delle cattive notizie e dell’assistenza ai familiari nel riconoscimento delle vittime.
La dr.ssa Barba, nel descrivere cosa fare e cosa, soprattutto, non fare, ha sottolineato l’importanza della chiarezza comunicativa e dell’esperienza personale della comunicazione del lutto come guida al comportamento del professionista in questo momento delicato.
La dr.ssa Cugini ci ha invece regalato la sua personale esperienza all’obitorio de L’Aquila durante il riconoscimento dei cadaveri, i frammenti dei suoi interventi con i familiari delle vittime e comunicato il valore del silenzio e della vicinanza emotiva durante questi momenti strazianti.
Ancora sul terremoto de L’Aquila gli interventi della dr.ssa Rita Di Iorio e della dr.ssa Gabriella Mosca, psicologi dell’Emergenza Alfredo Rampi .
La dr.ssa Di Iorio nel sottolineare l’importanza di un intervento immediato sui sentimenti negativi che si sviluppano a seguito di una catastrofe e che possono amplificare il senso di precarietà ed impedire l’attivazione di risorse, ha dato risalto alla formazione degli psicologi dell’emergenza, descrivendo il modello di intervento proposto dal Centro Alfredo Rampi (che vanta quasi trent’anni di esperienza nel campo), che è stato applicato nelle attività condotte nella tendopoli di San Vittorino a partire dai due giorni successivi al terremoto.
Alla dr.ssa Mosca il compito di descrivere gli interventi realizzati, psicologico e psicosociale, mirati certamente alla normalizzazione, ma soprattutto ad attivare le risorse della comunità con l’obiettivo di restituire ad essa la capacità di progettare, pianificare, condurre.
Lo sguardo, anche un po’ provocatorio, è stato poi rivolto verso i soccorritori attraverso l’intervento del Prof. Fabio Sbattella dell’Università Cattolica di Milano. Attraverso le immagini l’uditorio è stato costretto a riflettere sulla discrepanza tra l’immaginario del soccorritore, quasi impermeabile in relazione agli eventi, e la realtà delle emozioni, che lo costringono a vissuti di impotenza, paura, dolore.
Attraverso la relazione del dr. Enrico Salvi e della dr.ssa Roberta Natucci l’attenzione si è spostata sull’organizzazione dell’intervento di emergenza condotto da una ASL, in particolare la ASL n. 12 di Viareggio che ha dovuto far fronte a due maxi eventi: l’esplosione del treno del 29 giugno 2009, nella quale sono morte 32 persone, e l’incidente autostradale presso Massa che ha coinvolto ragazzi tra i 12 ed i 14 anni di un bus francese.
Il dr. Salvi, Direttore dell’UOC di Psicologia, ha descritto l’attività di coordinamento realizzata nel primo evento, prima esperienza per l’Azienda Sanitaria di Viareggio di un intervento in emergenza che abbia coinvolto gli psicologi, ed i risultati ottenuti grazie alla possibilità di un intervento organico ed in integrazione fin dall’inizio con Protezione Civile e Comune, che ha consentito di seguire vittime, familiari e soccorritori in tutte le fasi dell’intervento, in ospedale ed in dimissione.
La dr.ssa Natucci, coerentemente all’esperienza personale descritta all’inizio della sessione dal Presidente Gino Bianchi, ha sottolineato la differenza tra lo psicologo in emergenza e lo psicologo dell’emergenza. Laddove, infatti, l’evento traumatico coinvolge in prima persona il professionista, questi non deve solo intervenire, ma anche fronteggiare l’esperienza personale dell’emergenza, come per la Natucci è stato l’evento del treno, che ha coinvolto la sua città.
L’ultima relazione è stata dedicata all’intervento con i minori. Il dr. Gianni Biondi, Direttore dell’UOC Psicologia pediatrica del Bambino Gesù di Roma, ha ricordato che le reazioni dei bambini alle catastrofi sono differenti da quelle degli adulti e si esprimono in modo diverso anche in relazione all’età. E’ importante, quindi, che l’intervento con i minori sia realizzato da personale con competenze specifiche che sappia procedere nel rispetto della fase evolutiva del bambino.
Il dr. Biondi ha, inoltre, messo in evidenza il rischio di passivizzare i genitori, perché spesso anch’essi vittime dello stesso evento traumatico che ha coinvolto i figli, mentre, al contrario, assume un valore rilevante nella prevenzione di future sofferenze psicologiche, la possibilità di riportare i genitori a prendersi cura dei figli.
La sessione si è chiusa con la consapevolezza di aver fornito un contributo all’integrazione tra le diverse professionalità che agiscono nell’emergenza e della necessità di continuare questo dialogo per raggiungere obiettivi che in altre realtà europee sembrano già realizzati.